Storia della prima repubblica by Franco Cangini

Storia della prima repubblica by Franco Cangini

autore:Franco Cangini [Cangini, Franco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, 20th Century, General, Modern
ISBN: 9788879837330
Google: I03WAQAACAAJ
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 1996-11-14T23:00:00+00:00


III. Guerre di successione

1. Compromesso storico

Gli anni Settanta sono il decennio dell’incertezza. L’Italia galleggia sulla crisi, ingovernabile e inaffondabile come una zattera. La formula di centrosinistra - lo abbiamo visto - è ormai esaurita. Psi e Psdi, i due partiti aderenti all’Internazionale socialista, si erano riunificati per contare di più nel rapporto con la Dc, ed erano usciti dalle elezioni del ‘68 più deboli di prima. Torneranno a dividersi, con il Psi di De Martino che insegue «equilibri più avanzati» per coinvolgere i comunisti nella maggioranza, e il Psdi di Saragat che aderisce al tentativo di restaurazione neocentrista fatto dalla Dc per riassorbire, all’indomani delle elezioni del ‘72, il voto di protesta a destra.

Nel ‘73 è di nuovo centrosinistra, col ritorno di Rumor alla presidenza del Consiglio al posto di Andreotti, di Fanfani alla segreteria della Dc al posto di Forlani e con la restituzione di Moro, dopo una lunga emarginazione, al suo ruolo di demiurgo dello Scudo crociato. Questo ribaltone è il risultato del patto di Palazzo Giustiniani, tra Moro e Fanfani, i due «cavalli di razza» della Dc, tradizionalmente rivali. Ma non c’è ritorno al passato, centrista o di centrosinistra, che valga a riprendere il controllo della società in ebollizione. Le tensioni sociali sono fronteggiate col massiccio ricorso all’indebitamento e l’inflazione riprende a correre (raggiungerà il 22% su base annua alla fine del decennio). I capitali sono in fuga e i governi fanno crescente ricorso al surrogato della perduta capacità di decisione, rappresentato dai «vincoli comunitari». La Comunità europea viene cioè sollecitata a imporre all’Italia misure di politica economica e monetaria, in cambio della concessione di prestiti in valuta pregiata. Nel ‘75, il commissario tedesco della CEE, Wilhelm Haferkamp, arriva a proporre l’istituzione di un corpo di «rangers comunitari» per porre l’Italia sotto amministrazione controllata.

La situazione è favorevole ai disegni avventurosi. Il terrorismo di sinistra s’interseca con progetti eversivi di destra: come la strana prova generale del golpe inscenata nel dicembre 1970 dal «principe nero» Valerio Borghese, che fa penetrare i suoi commandos fin nell’armeria del Viminale. Le condizioni generali hanno invece effetti perniciosi sulle riforme del ‘70. L’istituzione dell’ordinamento regionale è neutralizzata dall’organizzazione fortemente centralizzata dei partiti, e si risolve in una moltiplicazione dei centri di spesa e delle burocrazie. Lo Statuto dei lavoratori viene a coincidere con la caduta dell’etica del lavoro, così che le nuove garanzie, come ha scritto Pietro Scoppola, «si saldano con nuovi comportamenti e diventano spesso fattore aggiuntivo di crisi della produttività».

Ma è l’introduzione del divorzio, strenuamente voluta dalle forze laiciste più sensibili ai mutamenti avvenuti nel costume, che dà una doppia spallata al sistema politico. Innanzi tutto mette in evidenza il logoramento della Dc nel ruolo di direzione politica del paese. La Dc è tentata di passare la mano a un governo presieduto dal socialista Cariglia per evitare che un cattolico si assuma la responsabilità politica di firmare la legge sul divorzio. Resiste alla tentazione, ma il presidente Rumor è turbato fino alle lacrime per il rifiuto del papa Paolo VI di riceverlo.



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